Gli articoli del manifesto
Buona lettura.
Cento cene per il manifesto
Con la complicità di chi ci sceglie, e che magari come spesso accade ci rimprovera, non è d’accordo, ci corregge, lanciamo una campagna di sostegno diretto di «cento cene per il manifesto».
«Continuare a esistere». I 50 anni del manifesto a Torino
Nella sala l’affetto per il manifesto è tanto, c’è interesse a coltivarne storia e memoria – particolarmente preziose le testimonianze di Gianni Montani e Leo Casalino. Ma, per fortuna, si vuole anche lottare per il suo futuro: finito l’incontro, fra saluti e abbracci, le magliette della campagna iorompo sono andate a ruba.
«Pluralismo dell’editoria fondamentale, risorse nella manovra»
Tira decisamente un’aria nuova nel mondo dell’editoria. Le prime uscite del nuovo sottosegretario Andrea Martella danno speranza ad un settore alle prese con una crisi spaventosa che ogni giorno – compreso ieri – registra chiusure e proteste con lo sciopero a La Stampa e a Radio24 e la proclamazione dello sciopero nazionale dei grafici editoriali per il 24 ottobre.
L’Fnsi porta a Conte i nodi dell’editoria
In un incontro alla fiera del Levante a Bari ieri il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha espresso la disponibilità del governo ad affrontare la crisi dell’editoria. A questo lavorerà il neo-sottosegretario all’editoria Andrea Martella (Pd).
Giulietti (Fnsi): «Sull’editoria ora si volti davvero pagina»
Beppe Giulietti, presidente del sindacato dei giornalisti Fnsi, non festeggia il cambio di governo («le nostre richieste non cambiano»), auspica però che sull’informazione si registri un vero cambio di passo rispetto all’era gialloverde.
Crisi di governo, la libertà di informazione viene prima di tutto
Que serà serà, recita il titolo di un famoso brano reso celebre da Doris Day. Mentre scriviamo non siamo certi degli esiti della crisi di governo. Tuttavia, facciamo voti. Perché nelle cose della politica (oggi più che mai) il meglio è improbabile e l’obiettivo realistico è quello di r-esistere.
Libertà di stampa, Conte non può più tacere
Il giornalismo «non è per i governanti, ma per i governati». Lo spiegò molto bene la corte Suprema degli Stati Uniti, nel film The Post lo ha divulgato a un vasto pubblico mondiale Steven Spielberg.
Anything to say?
Non è certo comune essere rappresentati in una scultura mentre si è ancora in vita, e d’altronde ben poco di ordinario hanno le vite di Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning, le tre personalità che svettano sulle sedie dell’opera “Anything to say?” realizzata dall’artista Davide Dormino
Il nostro striscione su Salvini e il conformismo di Via Bargoni
Ha sventolato tranquillo dal nostro terrazzo per una settimana poi, ieri, la OcsImmobiliare di via Bargoni 8 ci ha chiesto di «rimuovere lo striscione affisso sulla facciata del palazzo perché non è autorizzato dalla proprietà, ha dimensioni troppo vistose, viola l’estetica del palazzo e denota un messaggio offensivo».
I “biscotti” avvelenati della rete
Articolo di Matteo Bartocci 28/06/2019 Facciamo un esperimento. Immaginate di uscire di casa e di avere alle spalle ogni volta una ventina di tizi mascherati che vi seguono ovunque e prendono nota di tutto quello che fate, di quali vetrine guardate e per quanto tempo,...
Il duro muro della realtà
L’accanimento dei 5Stelle contro le imprese editoriali in cooperativa o non profit, e contro Radio radicale, è esibito senza imbarazzi e senza ritegno dal capo politico Di Maio, seguito da tutti gli stati maggiori e minori pentastellati.
La vignetta di Mauro Biani
Guai a mostrare le magliette del manifesto: subito requisite
«Magliette sovversive». Ieri mattina alla facoltà di Economia della Sapienza è bastato tirare fuori le t-shirt nere e arancioni «io rompo.it» del manifesto per provocare la reazione dei solerti agenti di scorta del presidente dell’Inps e del presidente della Camera.Pasquale Tridico e Roberto Fico hanno più volte pubblicamente sostenuto di essere lettori del nostro giornale.
Lunga vita a chi rompe
Rompere le scatole. Rompete gli schemi. Rompiamo i muri. Si sono rotte le barriere. Io rompo.
Rompere la faccia. Si ruppe la schiena. Ha le mani rotte. Gli ha rotto le ossa. Si è rotto il grugno. Rompersi il muso. Hanno rotto gli zebedei. Io rompo.
Mi sono rotto. Hai rotto. Quando smetti di rompere? Se non la pianti ti rompo. Io rompo.
Il manifesto nella «top ten» dei giornali digitali più venduti
Qui al manifesto ci siamo messi davvero in gioco. Gli ultimi dati di vendita diffusi da Prima comunicazione relativi all’Ads di marzo, ad esempio, ci vedono al decimo posto per vendite digitali “vere”, al netto degli sconti (2.570 copie al giorno) subito sotto al Messaggero.
La corsa ad ostacoli dell’informazione digitale
Apparentemente informarsi non è mai stato così semplice ed economico. Basta uno smartphone e una connessione Internet, due condizioni che oggi in Italia vengono soddisfatte da circa 50 milioni di persone. Eppure il giornalismo vive uno dei momenti più critici della sua storia. Il fenomeno non è solo italiano, parliamo di un trend globale.
Rompere non è mai stato così bello
Una prima pagina e una homepage completamente «murate». Ieri abbiamo voluto far provare a lettori e sostenitori come ci sentiamo. Qualcuno in rete si è preoccupato per le sorti del giornale, la maggior parte ha capito: quel muro ci fa sentire lontani dalle persone che ci stanno a cuore, separati da ciò che conta davvero, chiusi dietro a una barriera altissima di disinformazione, odio, approssimazione, mancanza di idee e di autenticità.
Rompiamo il muro, abbonatevi tutti
“C’è chi i muri li fa e chi li rompe. Noi Rompiamo” è la bandiera con cui affrontiamo anche quest’impresa, rompete e abbonatevi, abbonatevi e rompete. In questo caso, senza più finanziamento dell’editoria, gli abbonamenti diventano le fondamenta dell’impresa stessa. Vogliamo continuare a costruire un giornalismo di qualità, condiviso, accessibile a tutti perché bene comune e perché un quotidiano indipendente è necessario come l’aria che respiriamo.