“Io ho rotto con i no: questo non si può fare, questo non si deve, questo non si fa. Se avessi dato retta a tutti quei no e a quei dubbi, il murales su via del Porto Fluviale non sarebbe mai nato.
E invece sono andata avanti, volevo parlare un linguaggio diverso, che magari all’estero è la normalità, ma che qui in Italia ha ricevuto all’inizio solo reazioni negative e perplesse.
Un murales anti-smog? Ma che dici, Veronica? E io ho risposto mettendo insieme uno degli street artist più bravi (Iena Cruz) con una delle tecnologie più innovative (l’Airlite, una pittura mangia smog) e ne è venuto fuori il murales ecologico più grande d’Europa, nel cuore del quartiere Ostiense di Roma.
Per me è stato rompere anche con un modo di fare imprenditoria edile, mostrando che le cose si possono fare in un modo diverso, capace di guardare al futuro.
L’edilizia impatta sul territorio, dove lascia una traccia visibile e duratura. È indispensabile, a mio avviso, dimostrare che quella traccia può essere portatrice di una visione sostenibile del futuro, di un rapporto simbiotico con l’ambiente e non di contrapposizione.
Una traccia che sia più nelle corde e in linea con la mia generazione e di quelle che verranno.”

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